Monday, September 8, 2014

Mauro Maulini pittore ... amico

Ciao. Ti ho conosciuto volutamente.
Parlavano di te come del "maestro".
Non l'unico qui, sul lago d'Orta.
C'era anche (e soprattutto) c'è Enrico. L'attore.
Grande personaggio che sta sfumando lentamente nel tempo.

Abbiamo iniziato a parlare.
Scambiarci idee e riflessioni.
Sul lago, sul posto, sulla gente.
Oppresso dalla noia, dal nulla e dalla mentalità pratica e limitata.
Malinconicamente allungato sulla potrona nel tuo salotto.

La bella casa. Il giardino elegante e curato.
Disegnato come un tuo quadro, che incornicia l'Isola di San Giulio.
Lasciato solo dalla tua compagna, scivolavi nella depressione.
Due figli. Lontani e, dicevi, non solo in chilometri.
Poco o nulla di loro nei tuoi discorsi.

Frasi convenzionali. Cosa fanno, con chi stanno e dove sono.
Con loro, condivisione dell'arte, nulla.Silenzio.
Saltavi direttamente ai nipoti che, all'estero, godevi ben poco.
Ma pensavi anche che il tuo destino non era di spegnersi così.
E ti davo ragione. Uno stimolo, quando potevo, verso la continuità.

Nel segno dell'arte. Sperimentatore di tecniche antiche e di altre azzardate.
Un tocco grafico elegante ed un gusto cromatico decisamente bello.
Ma si trattava, ormai da tempo, solo di paesaggi.
Senza figure umane. Strade, case, luci, ombre, sempre deserte.
Mi dicevi dei tuoi successi e ne convenivo.

Artista per caso. Ti eri ritrovato con il pennello in mano.
Ma anche con l'acquaforte e i colori all'albumina.
E il tuo torchio per le stampe d'arte.
Belli i tuoi progetti che la mano tremante limitava.
Eleganti. Ecco, decisamente eleganti.

Tremavi ma il tocco era deciso.
Nette le linee. Esperta la mano che tracciava.
Lo studio fitto di tele e colori e pupazzi e disegni.
Parlavi del tuo rapporto con Gianni Rodari.
Mai conosciuto eppure i tuoi disegni illustravano i suoi libri.

La morella era la tua casa. La morella era parte della tua arte.
Il tuo salotto accogliente in cui si chiaccherava.
Ti ho fatto conoscere le poesie Haiku.
Punto di partenza di un nostro progetto.
Poi, un'estate sei scappato via. Lontano.

La fine di un sogno. L'interruzione di una realtà.
Avevi ritrovato la vena umana nell'arte.
Ritratti di donna. I cappelli come tema.
Finalmente volti nei tuoi quadri. Un ritorno al passato.
Dopo tanti paesaggi nudi.

Si trattava di donne con cappelli di varia foggia.
Un discreto successo anche commerciale.
Eri felice, soddisfatto e dipingevi ogni giorno.
Donna dopo donna, queste si affollavano nel tuo studio.
Notavo una certa soddisfazione, orgoglio e una lieve superbia.

Ti staccavi dal resto della gente.
Creatore di una vena di successo.
Ero contento per te e dispiaciuto per lo spirito.
Trovavo una certa voluta ripetitività in una logica puramente estetica, grafica.
Ti stimolavo a moltiplicare i volti nei quadri.

L'idea era di uscire dal ritratto singolo con il cappello quale elemento principale
per focalizzarti sugli sguardi tra le persone.
Sempre con cappelli ma con sguardi che si intersecavano,
creando un dialogo, una storia.
La perfidia era un personaggio che ti ispirava ...

Sperimentatore di tecniche,
i tuoi quadri erano affreschi con i muri sulla tela,
Le tue tele erano elegante e geniale accostamento di colori e di linee.
Sperimentavi nuove tecniche di stampa,
con intelligente amore artistico cuocevi le porcellane.

Tecnica Raku, migliaia di gradi per creare arte anche con la ceramica.
E poi pupazzi, marionette. Ogni materiale era uno spunto.
Per questo nella morella uscivano manichini a metà
dai prati, lungo le scale che portavano allo studio.
Già, dov'è finito il tuo studio?

Dov'è finito? Caldo, accogliente, ricco di arte
con lo sguardo che poteva raggiungere quel lago d'Orta
che amavi e ti faceva stare male.
L'ambone di Orta San Giulio nella mostra sui particolari.
E i legni su cui provavano le frese degli scalpellini, trasformati in frammenti d'arte.

Si parlava anche delle edicole. Di cosa fare. Poi il vuoto.
Il dispiacere di non avere sentito una telefonata.
La notizia tardiva, quando le cose erano ormai fatte.
L'incontro con i tuoi figli. Freddo, formale, inutile.
Poi il nulla. Una piccola mostra. Un atto dovuto del figlio.

Poi il nulla.
Ora la morella è in ristrutturazione.
La sua storia non canta più.
Nessuno sa più nulla.
Da noi, c'è un artista di meno. Un caro amico di meno.

Soundtrack: Rachmaninoff: Piano-concerto no.2 op.18 - Anna Fedorova - Complete Live Concert

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