Wednesday, September 30, 2015

Lo sguardo caldo

Damian  Chavez -Sybarisia
Inatteso, dopo avere lavorato di notte e stavo dolcemente godendomi la fine di un giorno di pace e serena solitudo, ecco che sei entrata nei miei spazi vitali e ti ho vista insofferente del fare nulla. Sdraiata sul letto con in mano un libro, stavi distrattamente aprendo e chiudendo le pagine. Poi l'avevi buttato di lato e ti eri alzata senza avere nulla in mente da fare.

Ti ho proposto di uscire per una passegiata. Hai fatto un breve giro su te stessa e poi ti sei avvicinata. Il tempo di un lieve bacio e poi ho fatto sbadatamente cadere un tuo vestito di chiffon per terra. Era appeso in modo molto approssimativo alla maniglia della porta ed era quasi inevitabile che accadesse questo. Ti sei infastidita e hai detto "No, non ho più voglia di uscire! Non vado neppure al cinema perché è troppo tardi e tornerei dopo le nove e voglio cenare con voi. Basta, resto a casa!"
Olga Suvorova- Annunciazione
L'ho fatto perché avevo voglia di uscire e perché sapevo che saresti diventata ancora più insoddisfatta se non fossimo andati fuori, almeno. Una giornata tutta dedicata a cose di routine non la sopporti, non l'hai mai fatto. Hai bisogno sempre di fare qualcosa per te. E per questo, ho insistino di nuovo, anzi ti ho detto "Dai, vestiti che usciamo. Sono pronto in cinque minuti. Un giro, magari andiamo in libreria, vediamo qualcosa e poi torniamo per cena. Tanto, è tutto già pronto!"

Ecco, dopo dieci minuti stavamo salutando Cham e Federica intenti a ripassare in sala le lezioni per i compiti di domani. I gatti dormivamo affranti dal viaggio di rientro dal lago. Si erano poi spaventati dell'irruenza di alcuni bambini che scendevano rumorosamente la scala mentre loro stavano entrando nell'ascensore. In casa avevano dovuto adattarsi a riprendere coraggio.
Robert Kipniss  - Springfield
Fuori! Il clima era buono. Né caldo, né freddo in questo fine settembre che non voleva lasciare l'estate. Il golf che portavo mi sembrava eccessivo ed avevo un po' caldo. A passo veloce stavamo raggiungendo la piazza dove c'era la grande libreria. Avevo voglia di un caffé, un po' per piacere e un po' per svegliarmi. Mi piace il caffé. Siamo entrati in un bar ma stavano pulendo per terra e l'odore del detersivo era pazzesco. Mai avrei potuto bere un caffé con quella puzza. Siamo usciti.

Nella strada c'erano le bancarelle. Era stata una di quelle giornate cosiddette di festa di quartiere. In realtà, si era trattato della solita iniziativa commerciale con i negozi aperti e gli espositori di cose banali, poco originali. Non artigiani, bensì rivenditori di gadget e altro. Abiti di tessuti non pregiati. Poliestere e viscosa. Prezzi bassi e qualità scadente ... Il quartiere era bello ma la merce e il tutto, decisamente brutti. Musica a volume alto ma piacevole, un tango. Bastava stare lontani per gustarla al volume giusto. Un caffé, ecco. Zip, dentro.
Poi abbiamo passeggiato nelle vie limitrofe, nel silenzio e sotto gli alberi con le foglie che ingiallivano e cominciavano a formare un tappeto colorato per terra. Passo dopo passo e parola dopo parola siamo arrivati alla libreria. Curiosi più che decisi ad acquistare. Consapevoli di avere già abbastanza libri in attesa di essere letti da venire facilmente dissuasi dal prenderne altri. Tu sfogliavi e io leggevo l'ultima di copertina.

Poi, una foro. Il Diario di Anna Frank. La sua foto. Quello sguardo che è lo sguardo di tante donne ebree. Caldo, profondo. Antico. Quasi leggermente umido. Uno sguardo che, pur non essendo ebrea, mi ricordava mia nonna paterna. Elsa, si chiamava e non serbavo di Lei grandi ricordi. Visite formali e nulla più. Ma aveva quello sguardo.
Miep and Jan Gies - Nascosero la famiglia Frank
Gli occhi con un contorno bruno della pelle che accentuavano l'intensità dello sguardo. Occhi bruni, profondi e con quell'intensità calda in cui ti è facile sprofondare in intime riflessioni e dolci segreti. Uno sgurdo che non sa essere altro se non buono, dolce oppure triste e colmo di pietà e umiltà. Questa è solo una sensazione, mi si può dire, ma in fondo, quando sentiamo qualcosa, la forza della sensazione sa essere molto più forte della razionalità.


 

Però è anche vero che esistono occhi freddi, sguardo severo, espressione cattiva negli occhi al pari di sguardo buono, che perdona, che accoglie. Ecco, quello sguardo è sguardo in cui ti trovi subito e pensi alla fragranza di un pane mangiato caldo insieme con una tazza di brodo o minestra fumante, in una stanza semplice ma accogliente e sicura ... mentre fuori dalla finestra soffia un vento freddo e magari nevica, illuminando di bianco le strade di notte.
Ecco. E' così e non ci si può fare nulla. Nulla più, ormai. Ciao Anna.

Soundtrack: Maurice Ravel : Gaspard de la nuit (1908) - Kun-Woo Paik

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