Damian Chavez -Sybarisia |
Ti ho proposto di uscire per una passegiata. Hai fatto un breve giro su te stessa e poi ti sei avvicinata. Il tempo di un lieve bacio e poi ho fatto sbadatamente cadere un tuo vestito di chiffon per terra. Era appeso in modo molto approssimativo alla maniglia della porta ed era quasi inevitabile che accadesse questo. Ti sei infastidita e hai detto "No, non ho più voglia di uscire! Non vado neppure al cinema perché è troppo tardi e tornerei dopo le nove e voglio cenare con voi. Basta, resto a casa!"
Olga Suvorova- Annunciazione |
Ecco, dopo dieci minuti stavamo salutando Cham e Federica intenti a ripassare in sala le lezioni per i compiti di domani. I gatti dormivamo affranti dal viaggio di rientro dal lago. Si erano poi spaventati dell'irruenza di alcuni bambini che scendevano rumorosamente la scala mentre loro stavano entrando nell'ascensore. In casa avevano dovuto adattarsi a riprendere coraggio.
Robert Kipniss - Springfield |
Nella strada c'erano le bancarelle. Era stata una di quelle giornate cosiddette di festa di quartiere. In realtà, si era trattato della solita iniziativa commerciale con i negozi aperti e gli espositori di cose banali, poco originali. Non artigiani, bensì rivenditori di gadget e altro. Abiti di tessuti non pregiati. Poliestere e viscosa. Prezzi bassi e qualità scadente ... Il quartiere era bello ma la merce e il tutto, decisamente brutti. Musica a volume alto ma piacevole, un tango. Bastava stare lontani per gustarla al volume giusto. Un caffé, ecco. Zip, dentro.
Poi abbiamo passeggiato nelle vie limitrofe, nel silenzio e sotto gli alberi con le foglie che ingiallivano e cominciavano a formare un tappeto colorato per terra. Passo dopo passo e parola dopo parola siamo arrivati alla libreria. Curiosi più che decisi ad acquistare. Consapevoli di avere già abbastanza libri in attesa di essere letti da venire facilmente dissuasi dal prenderne altri. Tu sfogliavi e io leggevo l'ultima di copertina.
Poi, una foro. Il Diario di Anna Frank. La sua foto. Quello sguardo che è lo sguardo di tante donne ebree. Caldo, profondo. Antico. Quasi leggermente umido. Uno sguardo che, pur non essendo ebrea, mi ricordava mia nonna paterna. Elsa, si chiamava e non serbavo di Lei grandi ricordi. Visite formali e nulla più. Ma aveva quello sguardo.
Miep and Jan Gies - Nascosero la famiglia Frank |
Però è anche vero che esistono occhi freddi, sguardo severo, espressione cattiva negli occhi al pari di sguardo buono, che perdona, che accoglie. Ecco, quello sguardo è sguardo in cui ti trovi subito e pensi alla fragranza di un pane mangiato caldo insieme con una tazza di brodo o minestra fumante, in una stanza semplice ma accogliente e sicura ... mentre fuori dalla finestra soffia un vento freddo e magari nevica, illuminando di bianco le strade di notte.
Ecco. E' così e non ci si può fare nulla. Nulla più, ormai. Ciao Anna.
Soundtrack: Maurice Ravel : Gaspard de la nuit (1908) - Kun-Woo Paik
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