L'altro giorno ho accompagnato Cecilia a fare shopping. Devo essere sincero che il farlo esalta il mio senso estetico e, a patto di seguire la filosofia del bello, sono disposto a trovare sempre del tempo per accompagnare un'amica in mezzo ai tessuti ed ai vestiti.
Non solo non mi costa fatica ma provo anzi un grande piacere nel guardare, toccare e 'sentire' le stoffe e apprezzare la bellezza dei tessuti, immaginando i vestiti che ispirano. Infatti, trovo che il vestito nasca dalla stoffa e non viceversa. Almeno, questo è quello che percepisco perché non sono un tecnico.
Cecilia è una splendida cantante lirica che ho conosciuto diversi anni fa in occasione di una festa da amici che inauguravano una scuola di tango. Io sono un pessimo tanguero anche perché non mi sembra affatto di averne il fisico e quindi mi sento goffo nei movimenti, anche se sento la musica molto intensamente e tengo il ritmo bene.
Cecilia è solo una cara amica anche perché esiste una decisa differenza di età tra lei e me e questo mi impone in modo naturale un atteggiamento di franca e sincera amicizia. Senza alcuno spirito paterno o altro. Solo una sincera amicizia che nasce dal piacere di sentirsi, di vedersi, di trascorrere del tempo insieme e che sfocia in attenzioni l'uno verso l'altra e viceversa.
A questo si deve poi aggiungere il fatto che, pare, io sia una rarità nel senso di uomo che ama accompagnare una donna a vedere, scegliere, provare vestiti e tessuti o scarpe o borse. Ecco, l'unico accessorio nei cui confronti sono rigorosamente innaturale nella predisposizione è il cappello. Amo i grandi cappelli, tipo quelli che sfoggiano le signore al Kentucky Derby o in Inghilterra ad Ascot. Non amo nessun altro tipo di cappello femminile.
Bene. Cecilia mi aveva trascinato ad una fiera natalizia e stavamo visitando gli stand asiatici. Sete, cachemere, sari, kimono, abiti cinesi floreali in seta e, in mezzo a tutto, la ricostruzione di un tempio tibetano, con tanto di monaco intento a costruire il Mandala. Note mistiche di rituali cantati all'infinito e suoni di cimbali, tamburi doppi, radong, kangling e campane, a sottolineare la rigorosità dell'atmosfera.
Ad essere sincero, mentre Cecilia trattava con una giovane tibetana il prezzo di una lunga e larga sciarpa di lana di yak, io mi ero allontanato per restare all'imbocco dello spiazzo in cui si trovava il rempio ricostruito. Ero affascinato dal fatto che, in quel posto, si concentrasse una moltitudine di persone, molto superiore a quella che affollava i percorsi tra gli stand. Ed era gente di ogni tipo.
Giovani, anziani, di tutte le età. Vestiti nei modi più vari. Singoli, coppie, gruppi. Non importa. Si concentravano intorno al tempio tibetato e si affanavano per raggiungere un posto in prima fila e guardare, scegliere, acquistare ... strumenti di preghiera! Ecco, mi affascinava vedere questo enorme, diffuso, desiderio di spiritualità. Superficiale fin che si vuole ... ma spontaneo ... naturale.
In quel momento mi ha raggiunto Cecilia. Nella mano destra stringeva una borsa di platica che conteneva il risultato delle sue contrattazioni. Mi ha aperto la busta e ne ha estratto uno scialle rosso-arancione-viola-blu che le stava benissimo sul vestito verde smeraldo che faceva pendant con i suoi capelli nero corvino, tagliati come Valentina di Guido Crepax.
Le ho preso il polso e le ho detto che era molto bello quello che aveva acquistato ma poi le ho fatto notare quel brulicare di gente intorno ad un tempio tibetano e le ho domandato "Hai idea di quanti sappiano qualcosa della religione tibetana?" Si è voltata verso di me e, in controluce, ho visto il prolfilo del suo bellissimo collo che si arcuava per mostrarmi il volto e i suoi occhi verde-viola.
"Penso che pochissimi sappiano qualcosa anche del Tibet stesso. Sanno che esiste il Dalai Lama e che la Cina agisce contro per motivi di potere territoriale ... ma nulla di più ... ed è già tanto nella media della dilagante ignoranza! Figurati poi se conoscono alcunché della religione ... ma guarda come si affollano!" la sua risposta era in linea con il mio pensiero.
Esiste una serie di domande esistenziali, innate in ciascuno di noi, come 'Chi siamo e perché esistiamo?' e queste domande non trovano mai la risposta in quello che facciamo. Lavoriamo per guadagnare, per vivere. Stop. Ma, 'perché viviamo?' è il vero centro del tutto ... eppure nella stragrande maggioranza dei casi, a questo non si risponde mai. Si può continuare a vivere e arrivare a morire senza neppure avere avuto la percezione della domanda nel suo pieno senso.
Ecco, tutta quella gente poteva essere l'espressione del desiderio innato di trovare un proprio significato al di là del senso materiale dell'esistenza! Se ne rendevano conto? Oppure, si trattava solo di un gusto 'mistico' che si allineava al senso comune delle cose e del desiderio? "Cecilia, mi piacerebbe che ciascuna di quelle persone fosse là perché sta seminando qualcosa dentro la propria casa ... un qualcosa che poi, nel corso della vita, germoglierà e farà loro vedere che c'è ben di più oltre la materia e che vale la pena coltivarlo e seguirlo!"
Ti sei voltata, hai annuito e mi hai sorriso e poi mi hai detto "Dici bene ... ma ora vorrei andare a mangiare qualcosa. Sai se il ristorante siciliano è lontano da qui?"
Soundtrack: Tibet Om Music
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