Tutte le età erano rappresentate. Bambini, in una sala a parte, giovani, adulti e anziani in un unico grande stanzone 'open space' con i letti separati da tenui tende capaci di creare una lieve privacy visiva ma totalmente assenti per riuscire a garantire quella sonora.
Il solito problema: quello del disorientamento di notte degli anziani che perdono il senso del tempo e vivono realtà di fantasia. C'è che chiama una persona cara tutta la notte e chi ferma ogni figura che passa accanto per chiedere sempre le stesse cose, anticipando la domanda con un "aiuto!".
Chi passa avanti, di fronte a questo grido, non è insensibile. E' solamente una persona che è conscia della realtà della cosa e sa bene che a quel grido non corrisponde una condizione di pericolo che richiede un intervento immediato. Si tratta di un disorientamento doloroso che affianca il problema fisico, oggettivo, ma che non lo aggrava.
"E' vero, possiamo sembrare anime insensibili ..." diceva Franco, un giovane assistente alla giovane infermiera che gli sedeva accanto "... ma non è così. Solo che, se vuoi riuscire a fare bene quello che sei tenuto a fare, devi distinguere le cose in base alle priorità. Chi deve essere soccorso prima e chi dopo. E' la dura legge dettata dal fatto che si è in pochi rispetto alle persone che hanno un qualche bisogno. E allora, scegli la priorità in base alla gravità!"
Roberta però ribatteva che "Ogni grido di dolore nasce da una sofferenza che non può essere ignorata. Anche se si tratta di un disagio dettato dal disorientamento e dalla perdita del senso del reale. Il demente che grida 'aiuto' chiede realmente di essere aiutato e soffre anche fisicamente, indipendentemente dalla causa fisica che lo ha portato in pronto soccorso."
Mi sono intromesso. Franco era in difficoltà e Roberta incalzava. "Hai ragiore Roberta. Il dolore psichico è pari a quello fisico a cui aggiunge un tormento disperante. E la notte, tutto si acuisce! Ma, se anche tu avverti questo, cosa, anzi, come vuoi trovare una soluzione?" La mia domanda era più propedeutica che provocatoria.
Nella penombra del bancone dell'astanteria, con di fronte i 15 letti delle persone presenti, ho visto Roberta mordicchiare la matita che teneva in mano e poi disegnare qualche tratto sui fogli che aveva davanti. "Non so bene cosa sia giusto fare. Ho provato a rispondere a quella domanda di aiuto ma la richiesta era impossibile. 'Voglio andare a casa ... perhé non mi lasciano andare?' mi continuava a ripetere quella nonnina alla quale mi ero avvicinata."
Adriana Duque's Icons Photography |
"Sai che ci casco anch'io quanche volta, nonostante la tua esperienza l'abbia vissuta più e più volte. Ci casco perché non so resistere ad un'invocazione di aiuto. Devo dare una risposta. Un sorriso e un aiuto. Poi, dopo avere spiegato inutilmente l'aspetto razionale che la persona doveva riuscire a capire, ho sempre notato che altri colleghi mi guardavano con un sorriso tra il benevolo e l'ironico." L'ultima volta avevo risposto a quel sorrisetto, dicendo che non bisogna mai rinunciare a dare una mano. Forse, qualcosa fa, dopo tutto. Anche se non sembra nulla il solo ascoltare, dare retta.
La notte volgeva poi al termine e il cielo del mattino cominciava a schiarisi. Le due nonnine di questa volta avevano giocato a chiamare di continuo qualche proprio caro e a lamentarsi del fatto che venivano trattenute "chissa mai perché" e a gridare che qualcuno venisse in loro aiuto.
Una delle due parlava, parlava e parlava, commentando in modo descrittivo e non critico quello che vedeva intorno a sè. La cronaca del lavoro che tutti noi si stava facendo. Parole gentili e con qualche inflessione di divertimento sincero. Pochi, invece, i momenti di quiete e di sonno. Non poteva essere sedata per un problema di osservazione attiva a cui doveva essere sottoposta.
Poi, nel momento in cui il cielo, fuori dalle fionestre, era diventato ormai chiaro, qualcuno ha acceso le luci dello stanzone 'open space'. Era il segnale per tutti che ormai la notte era trascorsa. Ed ecco che, nel silenzio, si sente una voce, la sua voce: "Che meraviglia! Che bello, la luce del giorno! Che meraviglia!"
Era la nonnina chiacchierona che, rizzatasi su dalla posizione sdraiata, osservava il mondo del giorno che sostituiva quello della notte. Di notte il dolore è più forte e la disperazione è più facile. Poi, alle prime luci del giorno, la speranza si fa avanti e il dolore sembra lenirsi. La pausa della solitudine della notte sfuma via! E tutto è meglio.
Chris Chun |
La struggente bellezza dell'inaspettato umano. Quando avverti i segnali della dolcezza della mente e del cuore dell'uomo. Che non vengono da grandi azioni ma da minime sfumature. Non da persone illustri ma da semplicissime e debolissime figure. Che insegnano che la grandezza sta ovunque. Inaspettata solo perché siamo noi ad avere perso il senso della realtà. Che l'uomo è, grazie a Dio, meraviglioso. Che il mondo e la vita sono stupendi.
Soundtrack: Ingrid Michaelson - Everybody
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