Tuesday, January 6, 2015

Basta, fermarsi sulle proprie idee!

Sam Peckinpah - Cane di Paglia - 1971
A cosa serve un diario? A prendere appunti su cose che ci capitano e sensazioni che proviamo e quindi riflessioni e giudizi che deriviamo. Ok, questa è la parte immediata ma, il diario, di cui poi il blog sembra essere la versione "moderna", serve anche per essere riletto e quindi capire meglio chi siamo e come ci portiamo.

Bene, leggendo qua e là le cose scritte (perché pensate), mi sono accorto che sono ripetitivo. Come dire che i pensieri e la traccia comune vivono della stessa logica. Coerenza, rispetto, umiltà, tenerezza, ecc ... Tutte cose sicuramente nobili e virtuose ma la loro ripetizione denuncia quantomeno un certo immobilismo. E l'immobilismo non fa crescere. E' segno di regressione, ancorché si tratti di principi giusti, oserei dire, irrinunciabili.
Ettore Tito - Con la rosa tra le labbra - 1895
Detto questo, voglio evolvere. Cambiare nel senso di crescere e svilupparmi in meglio. Non restare ancorato a conquiste fatte (e le conquiste sono anche i pensieri che si raggiungono) ma procedere lungo la strada del miglioramento continuo. Altrimenti si rischia la fossilizzazione e la noia. Il percorso non è semplice perché si tratta non di rinnegarsi bensì di trovare pensieri anche contrastanti e percorrere nuove strade.

La prima riflessione deriva da 2 esperienze cinematografiche: Cane di paglia e American sniper. Passano più di 40 anni tra un film e l'altro ma il concetto base è comune: la difesa. Il primo film lo tratta magistralmente, il secondo pare figlio dell'attuale semplificazione e superficialità e lo tratta in modo, temo, banalotto e incompleto. Ma, tant'è che pone la questione e questo da solo vale.
Théodore Chassériau (1819-1856) - Portrait of sister Aline
Dunque, la difesa è importante ma deve sottostare a princìpi ... uffa ancora loro! Princìpi che vengono di solito tracciati dalla figura paterna che pone i limiti agli stessi. "Fino a dove mi posso spingere?", dice il filosofo Umberto Galimberti. Posso superare i limiti? E' lecito? E' giusto? Questo è quanto, altrimenti il soggetto potrebbe proseguire nella logica del principio, travalicando i limiti del lecito e sconfinando quindi nell'opposto. Da difesa ad attacco.

Questo è un poco quello che osserviamo, anzia che abbiamo osservato in determinati fatti di cronaca in cui la difesa si è trasformata in violenza, da parte di soggetti intrinsecamente non violenti. E' loro mancato il senso del limite e hanno sconfinato. E' questo l'elemento-base? Noi ci riflettiamo, poi, sta all'opinione pubblica giudicare. Nel caso di American sniper, il film è la storia di un "eroe" americano che ha ucciso, come cecchino, più nemici irachemi di chiunque altro. Ha difeso i suoi commilitoni e ha difeso l'America e quindi è un eroe.

Givenchy - Plus one - May 1960
Ma ha pur sempre ucciso, si potrebbe dire, ... nel giusto. Ma chi decide il giusto? E poi, alla luce degli sviluppi in merito alla guerra in Irak, come possiamo dire dove era ed è tutto il giusto e dove si trovava e si trova tutto lo sbagliato?

Alla fine, ironia della sorte, questo eroe viene ucciso da un reduce americano. Si suppone squilibrato ma il film non lo dice. Come lo ha ucciso? Accidentalmente o volutamente? E se l'assassinio è stato voluto, perché lo ha ucciso? I motivi dell'uccidere una "leggenda" non vengono trattati e quindi non si può capire. Il tutto poi si conclude con una parata commemorativa (riporto in modo acritico e senza giudizio, per rispetto) dell'eroe, dei principi americani di libertà e sacrificio, ecc ... ecc ...
Pietro Annigoni - 1934
L'assassino di John Lennon ha ucciso il suo mito perché questo era una presenza soverchiante e annullante nel confronto con lui medesimo. E quindi, per legare il proprio nome al mito ed entrare nello stesso ha agito così, uccidendolo. Oppure, lo ha ucciso per eliminare il confronto che risultava irraggiungibile e devastante. La grandezza e la nullità. Ovvio che si tratta di uno squilibrio.

E' stato analogo il motivo dell'uccisione del soldato "leggenda-eroe"? Non si sa. Viceversa in Cane di Paglia, la rappresentazione della storia è più completa e consente un proprio giudizio. Il film trae spunto dal Tao Te Ching, « Il Cielo e la Terra non usano carità, tengono le diecimila creature per cani di paglia. Il santo non usa carità tiene i cento cognomi per cani di paglia. »
Giovanni Giacometti (1868 - 1933) - Giardino
Ma chi sono i "cani di paglia" e cosa significa il concetto di "cane di paglia"? Il cane di paglia è un essere inoffensivo che può prendere fuoco e bruciare in un rogo totale. Come dire che, secondo la visione pessimista del regista Sam Peckinpah, il mito dell’evoluzione è un falso e le leggi che guidano la società sono fasulle. E' la violenza che regola tutto. E nessuno – nemmeno un cane di paglia – può evitare ciò. In pratica, la natura dell'uomo è violenza e solo nell’atto più folle e omicida l’uomo rivela la propria natura.

Quindi, tristemente si inneggia al fatto che non esistono i cani di paglia che subiscono e basta. Noi, tutti, siamo cani di paglia.  Ognuno di noi, se attaccato e privato delle sue cose, si scopre una lucida mente del male. Solo la violenza è ordine, al contrario del reale caos che opprime l’umanità e che è rappresentato dalle leggi sociali del cosiddetto perbenismo. Così si può spiegare il delitto folle di due pacifici cittadini che reagiscono ai soprusi reiterati. Sono da giudicare colpevoli? Noi possimo ergerci a giudici, sicuri di non essere allo stesso livello?
Giovanni Sottocornola (1855–1917) - Ritratto della figlia Anita
Siamo così certi di non comportarci come "cani di paglia" in determinati frangenti dove la nostra sfera privata viene calpestata e distrutta? Ci difendiamo con la violenza? E ci sembrerà naturale, plausibile, lecito. Se così è, significa che non abbiamo imparato nulla e che la strada da fare è molta e faticosa. Giusto?
Pietro Rotari (Verona, 1707 – San Pietroburgo, 1762) - Il ventaglio
Soundtrack: The Crazy World of Arthur Brown: Fire (1968)

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