Nasce in oriente, nell'antica Persia ma trova enorme espressione in Occidente e prende il nome da una città della Scozia, famosa per la sua industria tessile. In realtà, la decorazione prende spunto da una forma a goccia a cui corrisponde una figlia di una pianta ma questo è del tutto ipotetico in quanto il termine indica un "ammasso di foglie" e sembrerebbe più un disegno geometrico. Infatti, ricorre nei tappeti.
Ma non solo, nelle decorazioni delle moschee islamiche, delle colonne e in questo dobbiamo riferirci al simbolo del cipresso che rappresenta il simbolo della vita e dell'eternità, secondo Zoroastro.
Numerose sono le testimonianze le''Azerbaijian.
Le origini sembrano antichissime. Infatti, se ne parla già nel 200 dopo Cristo, nell'ambito della dinastia Sassanid, come motivo floreale stilizzato. In seguito, il Boteh (l'elemento stilizzato) diverrà uno stile riportato in molti manufatti.
Unendo due segni compare il simbolo zen, Yin e Yang.
Dopo il successo alla fine del 1800, pur rimanendo un classico, abbiamo osservato il suo prepotente ritorno negli anni del flower power, della cultura e della moda hippies.
Un disegno legato alla psichedelia che trova il modo di ripresentarsi dopo 20 anni, diventando un genere musicale, il Paisley Underground degli anno ottanta.
Ora, torna ad affacciarsi come ripresa della moda pop e psychedelica. O forse non ci ha mai abbandonato. Simbolo di vita che scorre lungo la nostra esistenza. Anche ora ci riporta alla cara filosofia degli anni 60 quando si credeva di potere cambiare il mondo.
In fondo, il mondo l'abbiamo cambiato ma non nel modo che intendevamo. Ma non è giusto bloccarci di fronte ad un errore reiterato. Certo che è difficile ma se si uccidono i sogni si smette di vivere, Ed allora, recuperiamo tutte le nostre energie e non arrendiamoci. Recuperiamo i nostri credo, la visione di una società aperta e felice e "gentile".
Insegnamo ai nostri figli la speranza di una vita dove il successo economico non è che una parte della stessa e sicuramente non quella più importante. Ricordo un passo di un libro di Francois Sagan, La chamade, in cui fa dire ad uno dei due protagonisti che "è meglio piangere sui sedili di una Mercedes che sulla panchina del parco".
Io ribalto la frase nel senso che l'elemento portante è il concetto di "piangere" che è possibile sia che si stia seduti sulla panchina di un parco, sia che si sia accomodati sul sedile di una fuoriserie. Nel senso che i soldi non sono la garanzia di felicità. Questo dobbiamo insegnare ai nostri figli, insieme al rispetto ed alla carità.
Soundtrack: If 6 was 9 - Hemdrix
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