ascolto la radio con le sue nuove,
preparo la colazione e mentre gusto il latte, rifletto.
Possiamo avere idea precisa del momento che viviamo?
Riusciamo a considerare di essere inquadrati in una fase storica?
Abbiamo idea di quello che sta succedendo e di quanto avverrà anche a breve?
L'uomo penso abbia bisogno sopra ogni cosa di certezza,
di sapere dove si trova, che cosa troverà e come potrà essere il proprio futuro.
Ha bisogno di punti di riferimento su cui parametrarsi.
Invece oggi esiste solo un sentore di incerto.
Di cose che non ci sono più e di un "chissa?" su quello che potrà essere.
Inizialmente, la sensazione è di smarrimento, poi ci si abitua.
Ci si abitua a non avere certezze da questo mondo
dove tutto è deciso a livelli che non ci competono
o che non possiamo neppure comprendere esistano.
Piccoli uomini che guidano grandi interessi
si muovono frenetici e decisi su palcoscenici lontani e bui
decidendo di tutto e di tutti, di se stessi e del mondo.
Ispirati solo da interesse a capitalizzare, a conquistare potere.
Dell'uomo, della sua vita, della sua unica chance esistenziale, non interessa
nulla è più importante del potere e del guadagno.
Ecco, di questo non ci si deve abituare: all'abitudine ad abituarsi.
Il nostro mondo, la nostra vita, il nostro ambiente dipende da noi.
Utopia a volte è la scelta concreta per riprendersi i diritti.
Utopia è partire da noi stessi per un cambiamento,
non farsi partecipi di modi che non condividiamo,
iniziare dal nostro comportamento per fare capire che è possibile cambiare.
"Non mi adeguo", "io sono me stesso", "non mi faccio condizionare",
perché non possiamo accettare di essere in balìa del mondo umano.
Se così fosse, rinnegheremmo quanto tanti uomini hanno dimostrato.
Che è possibile essere se stessi e permeare ciò che ci circonda
del nostro credo positivo, gentile, onesto, caritatevole, sensibile
e acuto nel pensiero e riflessivo nel modo e coerente nell'atto.
Tornare ad essere protagonisti di se stessi,
indipendentemente da quanto accade intorno, seppure coscienti di questo.
Solamente, diversi, dai luoghi comuni, perché finalmente se stessi.
Semplicemente "gentle people" come si diceva nel sessanta,
fiduciosi nelle capacità dell'uomo di uscire dagli ostacoli,
iniziando con noi stessi, uniti in una fede, quella della gentilezza.
Non della debolezza che vuole farci abituare.
Dopo una vita intera insieme, proseguono felici nel loro reciproco abbraccio. |
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