Il nome cinico deriverebbe forse dal concetto che il cane randagio è libero dalla schiavitù delle cose e il randagio in greco si dice "Kynes". Ma è anche vero che la scuola dei cinici si teneva a cinosarge e forse questa è la vera origine del nome.
La virtù come autarchia rende l'uomo privo di inflluenze e quindi dotato di una visione disincantata e totalmente libera nei confronti del mondo. Nulla di questo può illuderlo oltre la sua essenza reale. Ogni cosa viene spogliata degli orpelli e dei veli e analizzata nuda per se stessa. Nulla è fonte di desiderio.
Lo scopo della vita è raggiungere una felicità che è totalmente essente e puramente naturale, cioè nuda. La felicità è figlia della lucidità di osservazione, analisi e giudizio che libera il soggetto dall'ignorare la realtà (ignoranza) e dalla follia (interpretazione errata della realtà).
Da notare che il tutto deve essere visto secondo il concetto di saggezza. Infatti, autosufficienza e autarchia del saggio. E autarchia significa totale controllo di se stesso. L'obiettivo è la felicità nella sua essenza totalmente priva di oggetto del desiderio o appagante. L'autarchia si esprimeva, nell'antichità, anche nella eccentricità di costumi e comportamento e in un atteggiamento di disobbedienza nei confronti delle leggi sociali.
Nulla ha valore in sè al di fuori del valore intrinseco che gli viene attribuito dalla persona stessa che valuta. Il cinico giudica il presente e fa del proprio giudizio una morale. In questo, cinici e stoici si differenziano. Lo stoico giudica ma si comporta di conseguenza, il cinico giudica e moraleggia.
Questo deriva dal distacco. E questo realismo alfin esasperato ha indotto ad atteggiamenti "colpevoli" da cui poi deriva il senso dispregiativo del termine "cinico" che vira verso il disprezzo nei confronti delle cose e delle persone ed anche verso un atteggiamento di sprezzante superiorità.
Questa visione iper-cruda della realtà, disillusa, disincantata, espressione di un'ssenza di debolezza verso le passioni dell'uomo si trasla però anche verso analoghi sentimenti/giudizi nei confronti del principi e dei valori umani e quindi si traduce in indifferenza. Un'indifferenza che è impassibilità di fronte alle contingenze della vita.
Ma, a questo punto, i moderni eroi negativi dell'attuale generazione, possono essere chiamati semplicemente "cinici" o sono solo degli anaffettivi? O sono affetti da anedonia, da incapacità di provare piacere. Penso che "cinico" richieda cultura e rappresenti un punto di arrivo mentre le altre due realtà possano essere un punto addirittura di partenza e del tutto "naturali".
Mentre un giorno Diogene stava prendendo il sole nel Craneo,
sopraggiunse Alessandro e gli disse: “Chiedimi quello che vuoi”.
E Diogene gli rispose: “Non farmi ombra e ridammi il mio sole”
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