Sunday, May 25, 2014

Cinismo

Sarebbe la filosofia dei cinici per i quali la virtù è intesa come autosufficienza fino all'autarchia nella liberazione da tutti i bisogni che ci limitano e ci fanno schiavi delle cose.

Il nome cinico deriverebbe forse dal concetto che il cane randagio è libero dalla schiavitù delle cose e il randagio in greco si dice "Kynes". Ma è anche vero che la scuola dei cinici si teneva a cinosarge e forse questa è la vera origine del nome.

La virtù come autarchia rende l'uomo privo di inflluenze e quindi dotato di una visione disincantata e totalmente libera nei confronti del mondo. Nulla di questo può illuderlo oltre la sua essenza reale. Ogni cosa viene spogliata degli orpelli e dei veli e analizzata nuda per se stessa. Nulla è fonte di desiderio.


Lo scopo della vita è raggiungere una felicità che è totalmente essente e puramente naturale, cioè nuda. La felicità è figlia della lucidità di osservazione, analisi e giudizio che libera il soggetto dall'ignorare la realtà (ignoranza) e dalla follia (interpretazione errata della realtà).

Da notare che il tutto deve essere visto secondo il concetto di saggezza. Infatti, autosufficienza e autarchia del saggio. E autarchia significa totale controllo di se stesso. L'obiettivo è la felicità nella sua essenza totalmente priva di oggetto del desiderio o appagante. L'autarchia si esprimeva, nell'antichità, anche nella eccentricità di costumi e comportamento e in un atteggiamento di disobbedienza nei confronti delle leggi sociali.

Soundtrack: Leonardo Vinci - Artaserse (Philippe Jaroussky)

Nulla ha valore in sè al di fuori del valore intrinseco che gli viene attribuito dalla  persona stessa che valuta. Il cinico giudica il presente e fa del proprio giudizio una morale. In questo, cinici e stoici si differenziano. Lo stoico giudica ma si comporta di conseguenza, il cinico giudica e moraleggia.

Questo deriva dal distacco. E questo realismo alfin esasperato ha indotto ad atteggiamenti "colpevoli" da cui poi deriva il senso dispregiativo del termine "cinico" che vira verso il disprezzo nei confronti delle cose e delle persone ed anche verso un atteggiamento di sprezzante superiorità.

Questa visione iper-cruda della realtà, disillusa, disincantata, espressione di un'ssenza di debolezza verso le passioni dell'uomo si trasla però anche verso analoghi sentimenti/giudizi nei confronti del principi e dei valori umani e quindi si traduce in indifferenza. Un'indifferenza che è impassibilità di fronte alle contingenze della vita.

Ma, a questo punto, i moderni eroi negativi dell'attuale generazione, possono essere chiamati semplicemente "cinici" o sono solo degli anaffettivi? O sono affetti da anedonia, da incapacità di provare piacere. Penso che "cinico" richieda cultura e rappresenti un punto di arrivo mentre  le altre due realtà possano essere un punto addirittura di partenza e del tutto "naturali".

Mentre un giorno Diogene stava prendendo il sole nel Craneo,
sopraggiunse Alessandro e gli disse: “Chiedimi quello che vuoi”.
E Diogene gli rispose: “Non farmi ombra e ridammi il mio sole”

Soundtrack:  Artaserse - Musiche Leonardo Vinci (Libretto di Metastasio): Franco Fagioli - Vo solcando un mar crudel

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