Sunday, May 4, 2014

Un credo cambogiano, i fantasmi

Noi non crediamo ai fantasmi.
In Cambogia, si.

Eppure, se ci si pensa, sono migliaia gli anni che gli uomini muoiono e se la vita è un evento transitorio, la morte invece è fisicamente definitiva. Oggi, alcuni cimiteri tendono a non accogliere più i morti che vogliono trovare sepoltura in terra. Troppi e per troppi anni sono stati interrati. E la terra non riesce più a smaltirli. E nessuno vuole ricambiare quella terra. Nessuno la vuole. E lì rimane. Se ci bruciasimo tutti, ci sarebbe troppa cenere da smaltire ... ma almeno occupa poco spazio. Il rischio è di finire nel gabinetto come ci ha insegnato Woody Allen o di vedersela sbattere in faccia come nel "Grande Lebowsky". Il rischio è di finire in farsa.

Ma se consideriamo la moltitudine delle persone che non esistono più fisicamente e pensiamo che possano essere intorno a noi, avremo una visione complessa. Per dimensione, per movimento ... per affollamento. Se li vedessimo tutti saremmo sconvolti. Se li sentissimo parlare tutti saremmo sopraffatti. Se ne sentissimo la fisicità, saremmo schiacciati. Invece, abbiamo una sensazione di amore e di dolore. Non li vediamo tutti, non li sentiamo tutti, ce ne riserviamo solo alcuni. Pochi per ciascuno.

E questi, non sono forse fantasmi? Non avvertiamo la loro presenza? Forse la desideriamo. Forse la desidereremmo. Ecco, io si. Vorrei rivedere, risentire, ritoccare alcune persone che mi sono passate accanto. Anzi, alle quali io sono passato accanto. Anche se non amate all'epoca, le vorrei reincontrare. Forse per discorsi interrotti, forse per desiderio di conoscere di più. Per amore ma anche per incompletezza. Loro, non lo so. Non so se desiderano il reciproco. Forse ci vedono, ci sentono, ci sfiorano ogni giorno. Evocati da noi. Desiderati da noi. non hanno bisogno di desideraci, noi siamo qui.

Avanziamo nelle strade, scendiamo le scale, saliamo sugli ascensori, corriamo, balliamo, studiamo, lavoriamo, urliamo e ci disperiamo, ci angosciamo e ridiamo. Tutto, proprio tutto ... e loro, lì, spettatori. Come in un teatro dove noi siamo sul palcoscenico e loro sono in platea o in galleria. Chissà se ci applaudono o ci fischiamo. Sicuramente ci giudicano. Pagliacci o eroi. Onesti o furfanti. Generosi o avidi. Se li avvertissimo maggiormente (anziché solo desiderarli in alcuni momenti) sarebbero parte della nostra coscienza. Ci comporteremmo in modo diverso. Consci di essere visti.

Oggi ho pensato questo. Loro sono i nostri testimoni. E ci giudicano così come noi giudichiamo il loro operato alla luce della storia che si è conclusa. La vita è fatta, in fondo, di una sequenza di cose che fanno una media. E il giudizio di una persona conta sulla media e/o su singoli picchi. Grandi ma anche miseri. La media è data dalla coerenza di ciascuno. Il picco può essere dato da un comportamento che è frutto della somma degli atti coerenti ma anche da un agire imprevedibile in un determinato frangente. Che può essere un atto di amore o un omicidio.

E loro sono lì, presenti. Con gli occhi aperti.
Non credo ai fantasmi ma credo che tutti loro siano qui, intorno a noi.
Soundtrack: Selah Sue - This World

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