Operai di una conceria indiana |
Quando siamo noi?
Siamo o esistiamo perché acquistiamo?
O esistiamo a prescindere?
Esistere significa pensare,
pensare significa avere un'idea propria,
non un'idea simile a quella di altri.
Non foss'altro perché ognuno ha esperienza di vita unica.
Il pensare in proprio
non significa necessariamente essere isolati,
significa non risparmiarsi la fatica di osservare, riflettere e analizzare,
significa filtrare la realtà attraverso il nostro vissuto.
Massa in movimento.
Non "people in motion" come recitava "Let'g to San Francisco",
massa che si muove in una sola logica
il pensiero massificato, il gusto massificato, il giudizio massificato.
Un'ossessione, una fobia, un rifiuto, un rigurgito.
Liberarsi del tutto per acquisirlo nuovamente
alla luce del proprio io, nel desiderio di non convenzione.
Alla luce del desiderio di vivere la propria identità insieme al mondo.
Perché solamente se io sono io, posso dare qualcosa al mondo.
Altrimenti quello che posso dare è solo il mio potere d'acquisto.
Piccolo o grande non importa, solo un contributo economico.
Non un apporto di essere umano, di esperienza, cultura, sensibilità, amore e intelligenza.
Ma forse si vuole proprio il contrario.
Chi pensa guarda le cose, le analizza e se ne fa un giudizio e un'esperienza.
E in seguito costruirà le proprie scelte su questa base,
non su quella indotta, voluta, suggerita da altri.
Bandiere al vento in termini libertari,
non in termini di condizionamento.
Liberi di fluttuare nella direzione che si vuole.
Certo, seguendo le regole: quelle del rispetto e dell'amore reciproco e per il mondo.
Così, non mi fermerò mai di pensare
perché credo nell'uomo e non lo voglio vedere una massa acritica
seguire come un fiume, una colata di lava, le vie volute dal potere
politico, economico, mediatico, culturale.
Purtroppo la trappola è molto sottile
e passa anche dalla cultura,
attraverso l'indottrinamento del gusto
verso ciò che è bello, trendy, elegante e colto.
La trappola è sottile
ma basta fare un passo indietro
e considerare l'assurdità della massificazione,
riconoscendo le nostre debolezze verso questa tendenza.
Ozora Festival |
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